Era il 6 aprile 1981 quando Flavio, un apprendista fabbro meccanico di 15 anni, con gli occhi pieni di sogni e passione per i motori e il calcio, perse un braccio e le gambe a causa di una scarica elettrica da 20.000 volt. Quel giorno, in un’epoca in cui la sicurezza sul lavoro era un concetto spesso trascurato, non c’erano procedure strutturate, né formazione adeguata, né dispositivi di protezione a garantirgli la sicurezza. I giovani lavoratori venivano spesso lasciati allo sbaraglio, senza alcuna consapevolezza dei pericoli che li circondavano. Oggi, la sua storia ci ricorda cosa significhi realmente prevenire e quale sia il valore della cultura della sicurezza.
Dal 1994, con l’introduzione della figura dell’RSPP, il modo di concepire la sicurezza nei luoghi di lavoro è profondamente cambiato. Non più un onere burocratico, ma un ruolo centrale che contribuisce, con azioni concrete e quotidiane, a evitare tragedie simili. Se la figura dell’RSPP fosse esistita in quel tempo, forse qualcuno avrebbe valutato il rischio rappresentato da quei cavi elettrici, stabilendo procedure per evitare che un giovane apprendista si trovasse in quella situazione. Forse Flavio avrebbe ricevuto una formazione adeguata, un dispositivo di protezione, un’indicazione chiara su come muoversi in sicurezza. E forse oggi la sua storia sarebbe diversa.
Forse nessuno si accorgerà di quella volta in cui hai insistito per l’uso di un DPI, di quando hai aggiornato una procedura per ridurre un rischio, o di quel momento in cui hai spiegato a un lavoratore perché un gesto apparentemente innocuo potesse rivelarsi pericoloso. Ma ogni segnale di pericolo individuato, ogni piccola azione di prevenzione, ogni lavoratore formato ha un peso. Eppure, il tuo impatto non sarà mai misurabile solo nei documenti, nei numeri degli audit o nelle statistiche aziendali: il tuo lavoro si riflette nel numero di lavoratori che rientrano a casa ogni sera, incolumi, senza nemmeno sapere che, forse, proprio oggi, sono stati salvati da te.
Conosciamo bene la vostra sfida quotidiana: essere responsabili senza avere sempre il potere decisionale o le risorse necessarie, come “ministri senza portafoglio” chiamati a dirigere un’orchestra senza la bacchetta del direttore, eppure è proprio questa la vostra forza. Essere RSPP significa avere una visione ampia della sicurezza, anticipare i pericoli, sensibilizzare senza imporre, persuadere senza forzare. Spesso significa anche affrontare resistenze, combattere l’inerzia del “si è sempre fatto così”, convincere che la prevenzione non è una perdita di tempo ma un investimento sulla vita. Non è un compito semplice, ma ogni regola applicata, ogni procedura migliorata, ogni lavoratore che interiorizza la cultura della sicurezza rappresenta una vittoria.
Oggi la sicurezza sul lavoro è una responsabilità condivisa tra datore di lavoro, lavoratori e RSPP. La normativa si è evoluta, la formazione è diventata un pilastro fondamentale, le aziende sono più consapevoli. Ma non bisogna mai abbassare la guardia: nuove sfide emergono, nuove tecnologie portano con sé rischi inediti, nuove generazioni di lavoratori devono essere educate alla sicurezza. E tu, con il tuo lavoro silenzioso ma determinante, continui a proteggere vite, anche quando nessuno se ne accorge.
Quanti “Flavio” hai già protetto senza che nessuno se ne accorgesse?