Estate non significa solo mare, concerti, vacanze e relax.
Se provassimo a cambiare prospettiva, ci accorgeremmo che dietro ogni giornata spensierata c’è qualcuno che lavora, spesso in condizioni difficili, silenziosamente, con precisione e senso di responsabilità.
Se durante un concerto alzassimo lo sguardo, vedremmo tecnici arrampicati tra americane e cavi, con l’elettricità tra le mani e il cronometro sempre acceso. Se restassimo dopo l’ultima canzone, li vedremmo smontare, caricare, viaggiare di notte per essere pronti all’alba nella tappa successiva. E se ci svegliassimo presto il giorno dopo, potremmo sorprendere le squadre che lavano le piazze, raccolgono i rifiuti e restituiscono decoro a spazi che poche ore prima erano gremiti.
Oppure se scendessimo sotto una piscina, scopriremmo un altro mondo, fatto di locali tecnici umidi, pompe dosatrici, acido e vapori di cloro che, se inalati a lungo, possono diventare un rischio serio per la salute. Il refrigerio di chi nuota si regge sulla competenza di chi sa dosare, prevenire, proteggere.
L’estate è anche il tempo dei mestieri turistici, quelli che fanno girare hotel, bar e ristoranti: turni in piedi, caldo, ritmi serrati, contatto costante con il pubblico, pasti consumati al volo, pause spesso inesistenti.
E poi ci sono i bagagli: li prepariamo con cura, pesiamo i 20 kg come se fosse un dettaglio tecnico, ma raramente pensiamo a chi li solleverà. Negli aeroporti, la movimentazione manuale può superare le 20 tonnellate a turno per operatore: un lavoro fisico, ripetitivo, poco raccontato, eppure fondamentale.
Sotto il sole degli altri c’è chi lavora mentre noi ci riposiamo. E se l’estate fosse davvero il tempo della leggerezza, potremmo almeno provare a guardare con occhi nuovi chi rende possibile il nostro tempo libero.