Un palco. Una storia che non smette di parlarci. Emozioni, immagini e suoni per ricordare, riflettere e non dimenticare.
La terza edizione del Festival della Sicurezza, andata in scena al Teatro Modernissimo di Nembro, ha offerto al pubblico una serata intensa e coinvolgente, dove linguaggi artistici e narrativi si sono intrecciati per dare voce a una delle tragedie più emblematiche del nostro tempo: il disastro nucleare di Chernobyl.
Il tema scelto, “Il silenzio di Chernobyl”, è stato proposto con delicatezza e profondità attraverso performance visive, suoni e testimonianze dirette. La sand art di Andrea Arena ha trasformato la polvere in immagine e racconto: scene che si componevano e si dissolvevano sotto gli occhi degli spettatori. La lettura di Michele Marinini del podcast di “Storie di Attimi” ha dato voce a una narrazione intima e coinvolgente, capace di trasportare il pubblico dentro i luoghi e le atmosfere di quel 26 aprile 1986 e dei giorni che seguirono.
Non si è parlato solo del passato, però. La serata si è conclusa con uno sguardo rivolto al presente grazie ad una tavola rotonda con Gianluigi Della Valentina, Angelica Titarenko e Jacopo Colombo. La “Chernobyl di oggi” è ancora un luogo vivo, che racconta storie di resistenza, di ricerca scientifica, di memoria attiva. Attraverso fotografie, esperienze e riflessioni, si è aperto uno spazio di confronto su quanto accaduto e su ciò che ancora ci riguarda.
Chernobyl non è solo un incidente del passato. È una ferita aperta nella storia della tecnologia, un simbolo delle conseguenze che possono derivare da scelte non sostenibili, da errori umani, da sistemi di sicurezza inadeguati. Parlare di Chernobyl oggi significa interrogarsi sul presente e sul futuro della sicurezza, significa ricordare che ogni sistema può fallire, ma che ogni fallimento può e deve diventare lezione condivisa.
Il Festival della Sicurezza nasce proprio da questa convinzione: la sicurezza non è solo un insieme di regole o adempimenti, ma un valore culturale da coltivare. E in questo senso, eventi come quello del 22 maggio non sono semplici momenti di spettacolo, ma spazi di consapevolezza collettiva.
La sicurezza passa anche da qui: dalla memoria, dall’ascolto, dalla capacità di fermarsi, guardare e comprendere. Anche nel silenzio.