Qual è la tua area di specializzazione?
Davide: Ho conseguito una Laurea Magistrale in Economia e Finanza, ma il mio percorso professionale si è presto orientato verso l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, un ambito che mi appassiona profondamente.
Laura: Ho conseguito una laurea specialistica in Psicologia Clinica, che mi ha fornito una solida base teorica e pratica per comprendere il comportamento umano, le dinamiche relazionali e i processi decisionali. Nel tempo, ho affinato le mie competenze nel campo del disability management, lavorando per favorire l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità attraverso strategie personalizzate e un approccio centrato sulla persona.
Quali sono i metodi didattici che utilizzi per coinvolgere i corsisti?
Davide: Per rendere le mie lezioni più interattive e stimolanti, utilizzo diversi strumenti metodologici, tra cui le slides per supportare visivamente i contenuti e trasmettere concetti chiave e, soprattutto, tecniche di role playing e brainstorming per favorire il confronto e la riflessione attiva. Inoltre, impiego i Focus Group per approfondire argomenti complessi, stimolando la partecipazione e il pensiero critico dei corsisti.
Laura: Credo molto in un approccio didattico partecipativo, che stimoli il coinvolgimento attivo dei corsisti. Per questo, le mie lezioni sono di tipo “orizzontale”, creando un ambiente in cui tutti possano sentirsi liberi di intervenire in modalità “pop-up”, senza formalismi rigidi. Integro esercitazioni pratiche con tecniche di role-playing e brainstorming, strumenti preziosi per potenziare la consapevolezza e il senso di autoefficacia dei partecipanti. Inoltre, propongo esercitazioni scritte basate su casi reali, questionari di autovalutazione e discussioni di gruppo, che aiutano a sviluppare il pensiero critico e la capacità di problem-solving. Il mio obiettivo è che ogni corsista possa acquisire non solo conoscenze teoriche, ma anche strumenti concreti per affrontare le sfide della propria realtà lavorativa.
Raccontaci un aneddoto della tua carriera
Davide: Uno degli episodi più significativi della mia carriera è stato il mio primo colloquio con una persona con fragilità psichica, accompagnata dai suoi genitori. Ricordo ancora la profondità del suo sguardo e la sincerità con cui ha raccontato la sua vita: le difficoltà incontrate, ma anche la speranza e il desiderio di trovare un posto nel mondo del lavoro. Lavorando insieme, siamo riusciti a individuare una soluzione lavorativa a medio termine, un risultato che ha rappresentato un grande passo verso la sua autonomia e inclusione.
Laura: Un episodio che porto nel cuore riguarda una giovane ragazza con disabilità, che, dopo un percorso di supporto, ha trovato una posizione lavorativa adatta alle sue esigenze. Un giorno, inaspettatamente, ha lasciato in ufficio una lunga lettera a me indirizzata, in cui mi ringraziava per l’impegno e l’attenzione dedicati alla ricerca di una soluzione compatibile con la sua situazione sanitaria. È stato un momento di grande impatto emotivo, che mi ha fatto comprendere ancora più profondamente quanto il mio lavoro possa incidere sulle vite delle persone. Questo feedback mi ha dato ulteriore motivazione nel perseguire la mia missione professionale con ancora più determinazione e passione.
Come vedi il futuro della tua professione?
Davide: Il mio obiettivo professionale è continuare a operare nel settore dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Mi piacerebbe assumere un ruolo di maggiore responsabilità, coordinando un gruppo di lavoro dedicato a facilitare l’inserimento lavorativo nei contesti sia pubblici che privati. Credo fermamente che un approccio strutturato e multidisciplinare possa favorire un cambiamento concreto nella cultura aziendale e sociale.
Laura: Sono ottimista sul futuro della mia professione, perché vedo un cambiamento sempre più marcato nel modo in cui le aziende considerano il benessere dei lavoratori. Stiamo andando verso un modello in cui il dipendente viene visto nella sua interezza, con un’attenzione crescente agli aspetti legati alla personalità, alle emozioni e alla motivazione. La cultura organizzativa sta evolvendo, e molte realtà stanno comprendendo che un ambiente di lavoro inclusivo e attento alle esigenze di tutti non è solo un valore etico, ma anche un vantaggio competitivo. Mi auguro che questo cambiamento continui, portando a una maggiore integrazione tra benessere individuale e successo aziendale.
Quali personalità o esperienze ti hanno ispirato?
Davide: Una figura che ha avuto un forte impatto sul mio percorso è stata la mia professoressa di diritto del lavoro. Grazie al suo insegnamento, ho sviluppato una profonda passione per le politiche attive del lavoro, con un’attenzione particolare alla disabilità e all’inclusione. La sua visione e il suo approccio mi hanno ispirato a specializzarmi in questo settore e a lavorare per un mondo del lavoro più equo e accessibile.
Laura: Non posso dire di avere un’unica figura di riferimento, ma piuttosto un insieme di esperienze che hanno plasmato il mio percorso. Ogni incontro con persone con disabilità mi ha arricchito e spinto ad approfondire sempre di più questa tematica, alla ricerca di soluzioni efficaci per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Le storie di vita, le sfide e le difficoltà affrontate da chi vive situazioni di fragilità mi hanno insegnato a guardare oltre le barriere e a esplorare strade innovative per rendere l’inclusione lavorativa non solo possibile, ma anche vantaggiosa per tutti. Questo mi ha portato a costruire una rete di professionisti con cui collaboro costantemente, perché credo fermamente che solo attraverso il confronto e la multidisciplinarietà si possano trovare risposte efficaci a problemi complessi.
Come integri la tecnologia nella tua disciplina? Quali strumenti innovativi possono supportare il disability management?
Davide: La tecnologia sta rivoluzionando anche il settore dell’inclusione lavorativa, e sto iniziando a esplorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale come strumento di supporto nel disability management. Dall’analisi dei dati per la gestione dei percorsi di inclusione, fino all’uso di software dedicati all’accessibilità e all’adattamento delle mansioni lavorative, credo che l’innovazione tecnologica possa diventare un alleato prezioso per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei processi inclusivi.
Laura: La tecnologia sta diventando un alleato prezioso nel campo del disability management. L’intelligenza artificiale, ad esempio, può essere utilizzata per analizzare le competenze e le necessità delle persone con disabilità, facilitando l’abbinamento con ruoli lavorativi adatti. Anche le piattaforme digitali di e-learning e le soluzioni di accessibilità aumentata, come i software di riconoscimento vocale o le interfacce adattive, stanno rivoluzionando le possibilità di formazione e impiego per chi ha esigenze particolari. Credo che l’innovazione tecnologica possa contribuire in modo significativo a rendere il mercato del lavoro più inclusivo ed equo, abbattendo molte delle barriere che ancora oggi ostacolano la piena partecipazione delle persone con disabilità.
Quale potrebbe essere una statistica o un dato interessante rispetto alla tua disciplina?
Davide:Un dato significativo riguarda il numero di aziende, in un determinato territorio, che assumono persone con fragilità. Analizzando parametri come il titolo di studio, il genere, l’età e la tipologia di disabilità, possiamo comprendere meglio le dinamiche del mercato del lavoro e identificare strategie per migliorare l’inclusione lavorativa. Dati come questi sono fondamentali per sviluppare politiche efficaci e sensibilizzare le imprese sulle opportunità offerte da una forza lavoro diversificata.
Laura: Un aspetto che trovo particolarmente rilevante è l’aumento delle certificazioni di invalidità in ambito scolastico negli ultimi anni. Questo dato ci deve far riflettere: è proprio dalla scuola che bisogna partire per costruire un percorso inclusivo a medio-lungo termine. I ragazzi con disabilità di oggi saranno i giovani lavoratori di domani e avranno il diritto di trovare un mercato del lavoro pronto ad accoglierli. Per questo, è fondamentale investire fin da subito in strategie di orientamento, formazione e accessibilità, affinché l’inclusione non resti solo un principio teorico, ma diventi una realtà concreta e strutturata. Le aziende devono essere preparate a rispondere a questa evoluzione, adottando politiche inclusive e modelli organizzativi flessibili.
Quale consiglio daresti a un’azienda che vuole iniziare un percorso di inclusione lavorativa?
Davide: Il mio consiglio è di affidarsi a un professionista esperto in inclusione e disability management. Avere una guida competente permette di acquisire conoscenze e strumenti fondamentali per garantire un inserimento corretto e sostenibile delle persone con disabilità all’interno dei contesti aziendali. L’inclusione non è solo un obbligo normativo, ma un valore aggiunto che arricchisce l’azienda in termini di cultura, produttività e innovazione.
Laura: Il primo passo che suggerirei è organizzare un incontro presso il Centro per l’Impiego di riferimento per raccogliere informazioni sulle normative vigenti e sulle opportunità disponibili, come incentivi o strumenti di supporto. Successivamente, sarebbe utile affidarsi a un professionista esperto in disabilità e inclusione lavorativa, che possa guidare l’azienda nel percorso, aiutandola a individuare soluzioni efficaci per integrare le persone con disabilità in modo armonioso e produttivo. È importante approcciarsi al tema non come un mero obbligo normativo, ma come un’opportunità per arricchire il proprio ambiente di lavoro, favorendo diversità, innovazione e crescita collettiva. L’inclusione non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un investimento strategico che può portare benefici concreti a lungo termine.