Qual è la tua area di specializzazione?
Opero da molto tempo nel mondo digital, sviluppo software, cloud ed intelligenza artificiale. In questi contesti, ho creato due start up e svolgo consulenza per le aziende. Negli ultimi anni sto collaborando con il gruppo Tinexta, dove sono Head of AI Strategy della divisione business innovation.
Quali sono i metodi didattici che utilizzi per coinvolgere i corsisti?
Un mix di teoria, casi d’uso reali ed esercitazioni pratiche. Credo che la tecnologia digitale debba essere sperimentata e imparata in modo interattivo ed iterativo, per cui l’approccio “sporchiamoci le mani” è quello che funziona meglio.
Ci racconti un aneddoto?
Qualche anno fa, stavamo lavorando a un progetto sperimentale in cui addestravamo un sistema di intelligenza artificiale per esplorare il mondo dei brevetti. L’idea era di creare un assistente capace di analizzare milioni di documenti e restituire suggerimenti per nuove invenzioni, combinando tecnologie esistenti in modi inaspettati. Dopo mesi di lavoro, il sistema cominciò a comportarsi… in modo curioso. A ogni domanda, rispondeva con una proposta d’invenzione, non tutte sensate e a volte molto molto originali, come “elicottero portatile alimentato da popcorn esplosivo”. Il bello, però, è che alcune idee, apparentemente strampalate, reggevano dal punto di vista tecnico. Da questo progetto, con opportuni interventi e correzioni, è poi nato un software tutt’ora in commercio.
Come vedi il futuro della tua professione?
Questa è la domanda da un milione di dollari. Da una parte ci sono i sostenitori della AGI (artificial general intelligence) secondo i quali un’intelligenza digitale senziente andrà ad impattare su quasi tutte le professioni, dall’altra gli scettici che invece sostengono che l’essere umano servirà sempre e semplicemente cambieranno le modalità operative. Io sono orientato sulla seconda, credo che sia essenziale imparare e padroneggiare le ultime tecnologie per rimanere al centro e stare alla guida de processo.
Chi ti ha ispirato?
Veramente molte, il mondo della tecnologia software è un settore che evolve sulla base di lavori del passato, vedi anche il mondo open-source, ne cito solo alcuni ma la lista sarebbe molto molto lunga: John Carmack, il creatore di Quake, Yan LeCunn, capo della AI in Meta, Larry Page e Sergey Brin, i creatori di Google (ho visto il primo server di Google presso la Stanford University ed è stato un momento emozionante), Steve Wozniak, l’anima “tecnica” della prima Apple. Per gli italiani, su tutti Federico Faggin, fisico, ingegnere e imprenditore italo-americano, noto per essere uno dei padri del microprocessore.
Come integri la tecnologia nella tua disciplina?
La tecnologia è la mia disciplina. Una parte del lavoro, obbligatorio in questo campo, è restare costantemente aggiornati sulle ultime evoluzioni e casi applicativi, il che si traduce in tanto studio e partecipazione ad eventi specialistici. Per citare l’ultimo, sono appena tornato da Las Vegas dove ho partecipato al Google Cloud Next 2025, vi anticipo che ne vedremo delle belle.
Quale potrebbe essere una statistica o un dato interessante rispetto alla tua disciplina?
Cito alcune statistiche che definirei interessanti nel senso “preoccupanti”: nel 2023, il 47.4% del traffico internet globale è stato generato da bot, secondo l’Imperva Bad Bot Report 2024. Oltre il 50% del traffico web globale era attribuibile a contenuti generati da intelligenza artificiale, secondo un report di Europol e del World Economic Forum.
Il numero di immagini deepfake online è aumentato del 900% rispetto all’anno precedente, secondo una stima del Deeptrace Lab. Sono tutte statistiche che ci fanno capire le insidie e i trend che si nascondono dietro le enormi opportunità del mondo digital. Esserne consapevoli è il primo passo per rimanere, come già detto sopra, alla guida e sfruttare questo mondo in modo positivo.