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Intervista a Nicola Pasta

 

Qual è la tua area di specializzazione? 

Dopo aver collaborato per 13 anni con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’ASL di Bergamo, ho proseguito come libero professionista, occupandomi di una vasta gamma di ruoli professionali, tra cui Delegato per la Sicurezza, RSPP, Responsabile dei Lavori, CSP, CSE e consulente tecnico di parte in procedimenti penali relativi a infortuni gravi e mortali. Opero prevalentemente nel comparto edile.

Quali sono i metodi didattici che utilizzi per coinvolgere i corsisti? 

Per coinvolgere attivamente i corsisti, utilizzando principalmente l’analisi di casi reali, tratti dalla mia esperienza personale. Questi casi concreti permettono ai partecipanti di confrontarsi con situazioni effettive e di comprendere in modo pratico le dinamiche della sicurezza sul lavoro. Inoltre, incoraggiando il confronto e il dibattito, stimolando i corsisti a riflettere su come avrebbero gestito le problematiche e a identificare le soluzioni più appropriate. Le discussioni di gruppo, inoltre, sono un’opportunità per analizzare diversi punti di vista e imparare dagli errori e dai successi degli altri 

Come vedi il futuro della tua professione?

La visione del futuro della professione di consulente in salute e sicurezza sul lavoro deve essere orientata verso un approccio più concreto e pratico. Oggi, troppo spesso, la professione è associata a una gestione prevalentemente burocratica e documentale, che rischia di distogliere l’attenzione dagli aspetti essenziali della sicurezza sul lavoro. La vera sfida futura sarà quella di riportare il focus su interventi concreti, mirati alla prevenzione reale dei rischi e al miglioramento delle condizioni di lavoro. In futuro, credo che dovremo lavorare per rendere la sicurezza un aspetto integrato e quotidiano in tutte le attività aziendali, anziché un semplice adempimento normativo. 

Questo significa sviluppare soluzioni pratiche che possano davvero prevenire gli infortuni e migliorare la salute dei lavoratori, utilizzando strumenti e tecnologie che facilitino la gestione operativa, ma che non sostituiscano il giudizio esperto e l’attenzione alle specifiche esigenze di ogni ambiente lavorativo. Spero che, in un futuro non troppo lontano, il ruolo del consulente in salute e sicurezza venga sempre più visto come quello di un facilitatore di cambiamento, in grado di mettere in atto azioni pratiche e mirate per ridurre i rischi e migliorare continuamente la cultura della sicurezza. La burocrazia e la documentazione, pur necessarie, dovranno essere semplificate e supportare il lavoro concreto sul campo, senza diventare l’elemento centrale dell’attività. In questo modo, la professione potrà davvero avere un impatto significativo sulla vita delle persone e sul miglioramento delle condizioni di lavoro.

Quali personalità o esperienze ti hanno ispirato?

Due figure fondamentali mi hanno ispirato. La prima è mio padre, che era maestro elementare. La sua passione per l’insegnamento, il suo approccio paziente e coinvolgente, hanno lasciato un’impronta profonda. Mi ha insegnato l’importanza di saper comunicare con empatia e di rendere l’apprendimento interessante e accessibile a tutti, valori che cerco da applicare nei miei corsi di formazione. La seconda figura ispiratrice è il dott. Giorgio Luzzana, già responsabile del Servizio PSAL dell’ASL di Bergamo. La sua competenza tecnica, unita alla sua visione strategica e al suo impegno instancabile nel promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro, ha avuto un impatto decisivo sulla mia carriera.

Come integri la tecnologia nella tua disciplina? Quali strumenti innovativi possono supportare il disability management? 

Nella mia attività di consulente in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro integro la tecnologia in diversi aspetti cruciali per migliorare l’efficienza e la precisione dei processi. Un aspetto fondamentale riguarda la digitalizzazione della documentazione. Utilizzo di strumenti digitali per la creazione, gestione e archiviazione di tutta la relativa alla salute e sicurezza sul lavoro. Questo approccio consente di ridurre l’uso di documenti cartacei, migliorando l’organizzazione e la sicurezza delle informazioni. Inoltre, grazie alla digitalizzazione, la documentazione può essere facilmente aggiornata in tempo reale, assicurando che tutti gli utenti abbiano sempre accesso alle versioni più recenti dei documenti. Inoltre, l’uso di applicazioni specializzate mi consente di redigere i verbali di sopralluogo direttamente sul campo, registrando in tempo reale tutte le osservazioni e le non conformità riscontrate.

 Questo metodo elimina il rischio di dimenticanza o errori e rende il processo di documentazione molto più rapido ed efficiente. Le applicazioni consentono anche di generare report in tempo reale e inviarli direttamente al personale competente, facilitando la gestione delle azioni correttive e preventive in modo tempestivo. I verbali digitali vengono poi archiviati in cloud, rendendoli facilmente accessibili in qualsiasi momento. 

Quale potrebbe essere una statistica o un dato interessante rispetto alla tua disciplina? 

Un dato che considero particolarmente significativo e che evidenzia l’importanza di una gestione efficace della sicurezza sul lavoro è che negli ultimi 5 anni sono stato coinvolto come consulente in ben 10 casi di infortuni mortali. Questo dato non solo riflette la gravità della situazione, ma sottolinea anche l’urgenza di adottare adeguate strategie difensive in caso di infortuni sul lavoro. È fondamentale che le aziende non si limitino a implementare politiche di prevenzione dei rischi, ma che sviluppino anche piani chiari ed efficaci per la gestione degli incidenti quando si verificano. Quando si verifica un infortunio grave, una risposta tempestiva e ben coordinata può fare la differenza nella riduzione delle conseguenze. Inoltre, è fondamentale che le aziende siano pronte ad affrontare le implicazioni legali e reputazionali di un infortunio mortale. Una corretta gestione legale e una comunicazione efficace sono essenziali per proteggere non solo la salute dei lavoratori, ma anche gli interessi dell’azienda. 

Redazione EduC.A.

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